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Gestione dei rifiuti, il dossier di CittadinanzAttiva sugli aumenti di Tarsu e Tia


28 November 2008

Nella settimana europea per la riduzione dei rifiuti, Cittadinanzattiva presenta un dossier in cui evidenzia una situazione caotica per quanto riguarda i costi dei prezzi applicati per la gestione dei rifiuti urbani, con aumenti che riguardano (secondo l’Istat) un +47,5 % dal 2000 ad oggi. E’ in Sicilia (280€) la spesa media annua più elevata, e in particolare a Siracusa si registra la quota più cara d’Italia (400€).

Nell’ultimo anno gli aumenti record del +30% riguardano Pordenone e L’Aquila. Trieste e Livorno (309€) sono le città più care del nord e del centro; a Reggio Calabria si rilevano i costi più bassi (95 €) in assoluto. La marcata differenza tra aree geografiche del paese si ritrova anche all’interno di una stessa regione, sia per l’applicazione della tariffa al posto della tassa, sia per i costi. In Toscana ad esempio, la Tia si paga a Livorno, Lucca, Arezzo, Prato, Pistoia e Firenze con costi molto differenziati tra di loro e analoga situazione per le tarsu applicate ancora a Massa, Carrara, Grosseto e Pisa.

Nello studio realizzato dall’Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva su dati Ispra (exApat), l’analisi si sofferma sui costi del servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani sopportato nel 2007 da una ´famiglia-tipo´ (!!!) di tre persone con reddito lordo complessivo di 44.200€ e una casa di proprietà di 100 metri quadri e riguarda tutti i capoluoghi di provincia.

Nel calcolo degli importi, le somme sono tutte comprensive, per la tariffa d’igiene urbana (Tia) di Iva al 10% e addizionale provinciale (che varia dallo 0% di Trento e Bolzano al limite massimo del 5% riscontrato in 34 Comuni su 46). Per la tassa (Tarsu), gli importi considerati sono tutti comprensivi della addizionale erariale (10%) e dell’addizione provinciale (che varia dallo 0% di Aosta al limite massimo del 5% riscontrato in 50 Comuni su 60).

In media, dai risultati dell’indagine, in un anno la famiglia-tipo ha sostenuto una spesa di 217 euro per il servizio Rsu, con un aumento del 3,8% rispetto all’anno precedente. Ben 11 le città che hanno fatto registrare incrementi pari o superiori al 10% rispetto al 2006, e ulteriori otto quelle che hanno fatto registrare incrementi pari o superiori al 20%: Pordenone (+30%), L’Aquila (+30%), Rieti (+29%), Trieste (+28%), Taranto (+26%), Ragusa (+25%), Siracusa (+24%), Cagliari (+20%).

A più di dieci anni di distanza dal Decreto Ronchi, che ha introdotto il sistema tariffario, è solo il 39% dei comuni capoluogo di provincia ad aver sostituito la tassa con la tariffa. Sino ad ora il regime tariffario, che prevede da parte dei comuni di raggiungere attraverso un metodo normalizzato la piena copertura dei costi del servizio, era infatti del tutto volontaristico nell’ambito di un periodo transitorio, che è stato più volte prorogato e che se non interviene una ulteriore dilazione dei tempi, dovrà entrare in vigore da gennaio 2009, in via definitiva. Nonostante che il regolamento previsto dal testo unico Matteoli, per disciplinare i criteri generali per la definizione dei costi e la determinazione del prelievo, ancora non sia stato varato.

«Come dimostra il caso dei rifiuti, l’escalation delle tariffe locali è ormai un fenomeno fuori controllo - ha dichiarato Giustino Trincia, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva- del tutto ignorato da Governo e Parlamento che avrebbero potuto inserire nelle misure anticrisi il loro blocco per il 2009 e l’eliminazione della addizionale provinciale. Da Tarsu a Tia, per le tasche dei cittadini il risultato è quasi sempre un aumento delle spese: nel 2007, in ben 38 capoluoghi di provincia le tariffe rifiuti sono aumentate oltre il tasso di inflazione (2,6%)
Secondo il responsabile di Cittadinanzattiva la situazione socio-economica, ambientale e sanitaria che si registra nel nostro paese richiederebbe invece «di far pagare di meno il servizio rifiuti ai molti cittadini in difficoltà, di produrne tutti di meno e di puntare sulla raccolta differenziata».

«In Italia- ha proseguito Trincia- il più delle volte il servizio di smaltimento rifiuti meno funziona e più lo si paga; non c’è una vera politica di riduzione della produzione di rifiuti e due terzi del Paese fa troppo poco la raccolta differenziata, specie al Sud. Sono lussi che non possiamo più permetterci e per evitare i quali occorre far emergere la cultura della responsabilità e della sobrietà».

Da qui le proposte dell’associazione dei consumatori, che chiedono di inserire nel pacchetto anticrisi l’eliminazione dell’addizionale provinciale, esenzioni dal pagamento del servizio (sia come Tarsu che come Tia) per i beneficiari della social card, il blocco delle tariffe rifiuti per tutto il 2009 e, dal 2010, l’introduzione di un tetto massimo agli aumenti annuali delle tariffe pari al tasso di inflazione programmato.

Inoltre Cittadinanzattiva chiede di attuare quanto previsto dalla legge Finanziaria 2008, ovvero l’obbligo per i comuni di dotarsi di strumenti di partecipazione civica degli utenti e di tutela dei diritti dei cittadini nei servizi pubblici locali. Le altre misure richieste riguardano un piano nazionale di educazione e di responsabilizzazione, mediante incentivi fiscali a beneficio di famiglie, imprese e grande distribuzione, per lo sviluppo della raccolta differenziata e la riduzione dei rifiuti, a partire dagli imballaggi e un piano pluriennale di incentivi e sanzioni per i comuni e i rispettivi amministratori locali che non raggiungeranno l’obiettivo stabilito della copertura del 40% di raccolta differenziata dei rifiuti entro il 2010/11. Che sarebbero ben al di sotto, però, di quanto previsto sia nel testo unico (45% al 2008 e 65% al 2012) che nella finanziaria 2007 (40% al 2007, 50% entro il 2009, 60% entro il 2011).

Url : http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=16830
Fonte: Greenreport

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