La nuova direttiva europea sui rifiuti potrà contribuire a chiarire la situazione di incertezza normativa in Italia? La rivisitazione del sistema gerarchico della gestione non più vincolante – perché si prevede la possibilità di eludere tale ordine quando “sia giustificato dall’impostazione in termini di ciclo di vita” - l’introduzione per la prima volta nello scenario europeo della definizione di sottoprodotto, di materie prime secondarie (nozioni nel nostro ordinamento conosciute) e di preparazione del rifiuto al riutilizzo cosa comporterà per il nostro paese?
Di tutto questo si è discusso al Convegno annuale di Castiglioncello organizzato dalla Rea Spa, l’azienda che opera nella gestione del ciclo dei rifiuti, produzione di energia, manutenzione del verde pubblico ed educazione ambientale nei comuni della Bassa Val di Cecina in provincia di Livorno.
Dalla presentazione e illustrazione dello studio comparato a livello europeo elaborato dall’università di Vienna, alla lettura critica del testo del disposto comunitario della professoressa Paola Ficco fino alla tavola rotonda che ha visto protagonisti associazioni ambientaliste, aziende e pubbliche amministrazioni con l’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini, l’incontro ha affrontato le questioni legate alla gestione dei rifiuti in Italia in rapporto alla nuova disciplina europea.
Del resto la nuova direttiva comunitaria rappresenta un occasione per capire come potrà cambiare la gestione dei rifiuti e anche per ipotizzare come potrà essere recepita in Italia dove abbonda l´incertezza normativa.
Da tempo nel nostro paese le aziende, le pubbliche amministrazioni e gli organi di controllo si trovano a lavorare in un sistema di instabilità normativa dove vige un testo unico ambientale poco chiaro (fra l’altro in corso di ulteriore revisione), dove la pratica della discarica la fa da padrona e dove il rischio dell’emergenza rifiuti rischia di coinvolgere, oltre alla Campania, anche regioni come la Toscana dove oltre il 50% dei rifiuti viene portato in discarica.
«Oltre il 50% dei rifiuti – ha detto Stefano Ciafani della Segreteria nazionale di Legambiente - anche in Italia va in discarica e questa è la conseguenza di un metodo che è frutto della “dittatura” delle discariche. Nel 2003 abbiamo recepito la direttiva sulle discariche, ma al centro sud esistono ancora delle discariche che ricevono rifiuti a un prezzo irrisorio (30-40 euro a tonnellata). Il legislatore italiano dovrebbe intervenire anche sul sistema economico ossia stabilire la gerarchia economica della gestione dei rifiuti per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di recupero europei. Dunque costi alti per il conferimento in discarica, meno alti per l’incenerimento con recupero di energia, ancora meno per gli altri impianti di recupero di materia. Bisogna sviluppare tutti gli aspetti della gerarchia dei rifiuti e fare quelli necessari».
Per Andrea Sbandati, direttore Cispel Toscana, il punto nodale invece sta proprio nella scarsità degli impianti di termovalorizzazione in Italia e sopratutto in Toscana.
«In Toscana – chiarisce Sbandati non ci sono abbastanza termovalorizzatori: solo il 9% va ad incenerimento in 8-9 impianti piccoli. Quindi la maggior parte dei rifiuti va in discarica – dove il prezzo del conferimento è alto – proprio perché non ci sono gli impianti di termovalorizzazione».
Per l’assessore regionale all’Ambiente anche gli impianti di incenerimento sono necessari per la gestione integrata dei rifiuti in Toscana, perché «in questo modo anche la nostra regione si potrà far carico dei rifiuti prodotti senza mandarli fuori dalla regione. Il trasferimento in altre regioni ha infatti conseguenze economiche e ambientali perché il trasportare i rifiuti su camion comporta costi elevati ed emissioni in atmosfera di Co2». Da non dimenticare poi l’importanza dell’informazione ai cittadini. «E´ necessario cioé informare - ha concluso - sia sul funzionamento del ciclo integrato dei rifiuti sia sui costi e sui risparmi ambientali che esso comporta, così da agevolare la realizzazione degli impianti necessari al trattamento dei rifiuti. Spero che la direttiva europea diventi un tema di confronto fra governo e regioni, e che anche nel nostro paese sia trdotta in termini corretti».
di Eleonora Santucci
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Fonte: Greenreport
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